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Posted by on Giu 27, 2014 in Geologia |

Le rocce che camminano

Le rocce che camminanoSi chiamano Sliding Rocks, le rocce “che camminano”, e sono osservabili nella Racetrack Playa, Death Valley, California. Qui, i solitamente immobili prodotti del cuore della terra “prendono misteriosamente vita” riuscendo a percorrere svariate centinaia di metri, nonostante il notevole peso (le più grandi arrivano apesare circa 315 kg) e le grandi dimensioni.

La Racetrack Playa è il fondo di un grande lago, ormai arido e completamente asciutto, pianeggiante e costituito da sedimenti argillosi caratterizzati da strutture sedimentarie di essiccazione (mudcracks). Nulla di strano quindi, tranne per il fatto che le rocce dolomitiche presenti, provenienti dalle adiacenti montagne, si muovono sulla superficie con percorsi variabili in lunghezza e traiettoria. Cosa le spinge? cosa le muove? Purtroppo, nessuno conosce con certezza la soluzione al mistero, ma alcune teorie sembrano ora proporre risposte esaurienti.

Alcuni approfonditi studi dell’area hanno infatti consentito di rilevare e monitorare nel tempo differenti parametri quali temperatura e umidità del suolo, velocità del vento, intensità del campo magnetico e presenza di eventuali anomalie o radiazioni.

Se da un lato il monitoraggio magnetico non ha rilevato anomalie o presenza di radiazioni, dall’altro i sensori igroscopici installati nelle porzioni più superficiali del suolo hanno invece registrato utili dati: durante le ore notturne nei mesi di marzo ed aprile la temperatura del suolo a 10 centimetri di profondità scende al di sotto della soglia di congelamento mentre a 5 centimetri di profondità si ha la costante saturazione del terreno.

L’argilla presente, durante questi periodi, diventa ovvero bagnata e scivolosa in superficie, con conseguente diminuzione dell’attrito superficiale. La concomitanza della saturazione con le basse temperature notturne facilita inoltre la formazione di collari di ghiaccio sulla superficie basale delle rocce presenti, i quali fungono da “galleggianti”, favorendo lo scivolamento delle rocce stesse. Ma in questo quadro, che spiegherebbe inoltre perchè alcune traiettorie partono strette per poi allargarsi (la roccia affonda progressivamente nella porzione umida di terreno e il collare di ghiaccio si scioglie) manca ancora un tassello: cosa innesca il movimento? La risposta sembra essere ovvia, il vento. Simulazioni in laboratorio hanno confermato infatti che in queste condizioni le velocità rilevate sul campo durante i monitoraggi sono sufficienti a muovere la maggior parte delle rocce presenti nella Racetrack Playa.

La maggior parte sì, ma non tutte. Ecco che per le rocce più grandi dalla Seattle Pacific University arriva una concausa aggiuntiva: un fenomeno, conosciuto come “regelatione solitamente associato a zone periglaciali o montuose potrebbe verificarsi durante le notti più fredde. La differenza di pressione tra i due lati delle rocce farebbe rimanere da un lato le particelle d’acqua presenti allo stato liquido mentre dall’altro, consentirebbe la formazione di ghiaccio e l’intrappolamento di bolle d’aria, favorendo, a causa del basso attrito, una sorta di autospinta per differenza di densità.

Ma perchè due rocce vicine possono avere traiettorie del tutto diverse ? Questa domanda apre altri interrogativi e pone ulteriori dubbi sulle teorie formulate: per comprendere appieno il singolare fenomeno sarà quindi necessario proseguire studi ed approfondimenti con nuove campagne di indagini.