Stampanti 3D per lo studio di rocce e fossili
Utilizzata per la prima volta dalla NASA per riprodurre un campione di roccia marziana fotografato dal Rover Opportunity nel 2009, la tecnologia delle stampanti 3D approda anche nel mondo della geologia.
La stampa 3D consente infatti di avere una riproduzione tridimensionale reale di un modello 3D realizzato tramite software, con la possibilità di creare e combinare anche oggetti e materiali con caratteristiche differenti.
Le applicazioni e le potenzialità sono molteplici: dalla ricerca scientifica alla paleontologia, dall’industria dell’Oil & Gas all’idrogeologia. I modelli, realizzabili anche a partire da scansioni 2D di campioni di roccia, possono essere riprodotti inoltre sovrascala, come in una sorta di microscopio tridimensionale.
Un recente esempio pratico viene dalla Iowa State University, dove un progetto di ricerca sta cercando di riprodurre fedelmente le porostià delle rocce per poter studiare approfonditamente il movimento dei fluidi al loro interno.
Con l’ingrandimento dei vuoti infatti si potrà infatti meglio comprendere il comportamento delle rocce giacimento e migliorare le conoscenze sul comportamento delle acque sotterranee in mezzi porosi e sulla propagazione degli eventuali inquinanti in esse presenti in siti contaminati.
Devis Ferrarato
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