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Posted by on Mar 24, 2014 in Geologia applicata, terremoti |

Interventi di miglioramento del terreno come protezione dai terremoti

Liquefazione Niigata

Ricercatori dell’Università del Texas stanno sviluppando e valutando l’efficacia di nuove metodologie di consolidamento dei terreni soggetti a liquefazione, per incrementarne la resistenza e progettare fondazioni ad hoc in grado di resistere a terremoti di elevata magnitudo.

Durante eventi sismici intensi infatti, terreni quali sabbie e limi possono arrivare a comportarsi come fluidi, creando ingenti danni alle strutture e alle costruzioni presenti su di essi.

La ricerca è stata sviluppata testando l’efficacia di quattro principali metodologie di consolidamento: compattazione rapida per impatto del terreno di fondazione, consolidamento tramite colonne di aggregati, miglioramento geotecnico mediante jet-grouting e realizzazione di sottofondazioni a travi orizzontali in singola o doppia fila  tramite iniezioni cementizie.

Le aree di test sono state attrezzate con appositi sensori, in grado di rilevare le accelerazioni al suolo e la pressione dell’acqua nei pori e, successivamente, sono state sottoposte ad un “terremoto artificiale” tramite l’utilizzo di uno scuotitore a larga scala, chiamato T-Rex, e una serie di cariche esplosive opportunamente posizionate. Confrontando i valori prima e dopo gli interventi di consolidamento del terreno e delle fondazioni, i ricercatori hanno potuto valutare l’efficacia dei vari metodi.

I risultati della ricerca hanno messo in luce come le migliori performance siano state ottenute tramite compattazione rapida per impatto, consolidamento con colonne di aggregati e realizzazione di sottofondazioni in doppia fila, fornendo così un utile indirizzo di approccio per la protezione dai terremoti. Resta comunque evidente che, data anche una certa sensibilità del metodo alle condizioni locali, per definire la migliore tipologia di intervento saranno necessari ulteriori test su larga scala in siti differenti.