Estinzione di massa permiana: a “butterfly effect”
Permiano, 251,4 milioni di anni fa, un’enorme crisi sta per abbattersi sull’ancestrale Terra: la più grande estinzione di massa che si sia mai verificata nella storia del pianeta con la scomparsa a catena di oltre il 95% di tutte le specie marine e il 70% di vertebrati terrestri ed insetti. Ma cosa la innescò? La domanda, da tempo dibattuta nel mondo scientifico, ha finalmente trovato risposte inconfutabili grazie al lavoro di un team di ricercatori del MIT (Massachussets Institute of Technologies).
Nessuna asteroide, nessun mastodontico evento distruttivo, ma bensì una tra le più piccole e semplici forme di vita scatenò la più grande crisi biologica mai esistita: i Methanosarcina, archeobatteri in grado di produrre metano a partire da anidride carbonica e idrogeno.
Integrando complesse analisi geochimiche con lo studio dei microfossili in numerosi sedimenti permiani campionati in tutto il mondo, i ricercatori hanno infatti scoperto che questa particolare specie proliferò a dismisura nel periodo immediatamente precedente la crisi biologica. Il fenomeno fu pressocchè concomitante ad altri due fattori: un esponenziale aumento dell’anidride carbonica e del nichel negli oceani e l’evoluzione dei Methanosarcina in una particolare configurazione genetica, che ne accelerò la capacità di produrre metano.
Il processo fu il seguente: la CO2 e il nichel aumentarono a causa di numerose eruzioni vulcaniche susseguitesi nella cosìdetta “Siberian Traps“, i Methanosarcina proliferarono incontrollatamente nutrendosi di nichel e producendo metano e CO2, l’aumento esponenziale di questi gas indusse un incremento significativo delle temperature e un’estrema acidificazione degli oceani, fattori che determinarono le estinzioni su larga scala: un “butterfly effect” dalle conseguenze devastanti.
Devis Ferrarato
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