Buco dell’ozono, il tetraclorometano persiste
Il famoso, e temuto, buco dell’ozono, di cui tanto si è discusso negli ultimi decenni del ventesimo secolo, torna argomento di attualità grazie alle recenti scoperte di un team di ricerca guidato da Qing Liang, uno scienziato dell’atmosfera del Goddard Space Flight Center della NASA.
Il tetracloruro di carbonio (CCI4), o tetraclorometano, composto individuato tra i responsabili della distruzione dell’ozono e bandito col protocollo di Montreal nel 1987, è risultato infatti essere ancora presente con concentrazioni significative in atmosfera.
A partire dalla sua proibizione, le concentrazioni sono diminuite molto più lentamente di quanto i modelli matematici avessero previsto con conseguente permanenza del composto per un tempo del 40% più lungo rispetto a quanto preventivato.
Le discrepanze tra i modelli e la realtà hanno stimolato numerosi dibattiti nel mondo scientifico e dato il là alla ricerca del team di Liang. In quest’ambito le simulazioni e le misurazioni effettuate con le più moderne tecnologie hanno evidenziato la presenza di nuove emissioni di CCI4, nell’ordine di circa 39 kilotoni all’anno, ovvero circa il 30’% di quanto si registrava prima dell’entrata in vigore del trattato internazionale.
Questo preoccupante risultato testimonia la presenza di una “sorgente sconosciuta” di tetraclorometano nel mondo, che dovrà essere quanto prima individuata per limitare la diminuzione delle concentrazioni di ozono: una nuova sfida per la scienza, un investimento per la il pianeta ed il suo futuro.
Devis Ferrarato
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